gocce di finanza 31

I primi tre trimestri del 2022 sono stati estremamente complicati per il mercato obbligazionario, che è entrato in una fase di correzione violenta, con tassi in rialzo, dopo decenni di performance generose e scenario di deflazione.

Assistiamo, ora, ad un mutato atteggiamento delle Banche Centrali di tutto il mondo, che si stanno impegnando ad arginare un’ inflazione fuori controllo causando un forte calo delle quotazioni dei titoli obbligazionari.

Le persone che incontro chiedono: cosa fare con il portafoglio obbligazionario dopo un anno così negativo in termine di performance?

 

Ricordo che per l’investitore obbligazionario il rendimento è composto da due fattori: il prezzo e la redditività cedolare. Per l’investitore di medio-lungo termine la componente prezzo è un fattore di poca importanza.

 

Il ragionamento è: il titolo obbligazionario più passa il tempo, più si avvicina al  prezzo di rimborso(ovvero alla pari), e gli eventuali cali del corso del titolo vengono riassorbiti.

 

Per quanto riguarda il fattore cedola la riflessione è: se sono stato disposto a comprare un certo tasso sono anche propenso a mantenere l’investimento con la consapevolezza che i prossimi acquisti saranno ad un rendimento più alto.

 

Il fattore determinante per il mantenimento o meno dell’investimento obbligazionario è il rischio default. Se l’emittente non ha fondamentali solidi e quindi un rischio credito elevato, allora sì, bisogna fare attenzione.

 

Lo scenario sui bond per i prossimi trimestri è di normalizzazione. Con gocce di finanza n. 3  di febbraio    avevamo scritto che il 2022 sarebbe stato l’anno della normalizzazione. I tassi si stanno adeguando al rialzo dell’ inflazione di medio periodo, dove la FED  ha intrapreso un percorso di rialzi veloci per adeguarsi ai dati inflazionisti. Sappiamo che le obbligazioni non amano l’inflazione, quindi quando questo scenario sarà messo sotto controllo il mercato obbligazionario offrirà sicuramente buone opportunità. Sappiamo, anche, che le obbligazioni amano gli scenari recessivi. Quindi in caso, abbastanza probabile visto i continui rialzi dei tassi, di crescita economica rallentata l’incremento di peso nel comparto obbligazionario può essere un buon elemento di diversificazione.

 

NdA: mercoledì 21 settembre 2022 la Federal Reserve ha ancora alzato i tassi portando i tassi tra 3-3,25%. Anche le previsioni sui tassi sono salite al 4,4% (a giugno le stime davano 3,40%), per cui il mercato attende ancora rialzi entro fine anno. La determinazione della Banca Centrale per combattere l’inflazione è al massimo livello. Ad alimentare la incertezza sono le parole di Powell: nessuno sa se ci sarà una recessione e quanto durerà, nessuno sa dove sarà la economia fra un anno”.  Frase che acuisce la incertezza e la volatilità dei mercati ed è terreno fertile per i ribassisti e gli speculatori (purtroppo).

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