gocce di finanza 28

Un economista è un individuo che dichiara l’ovvio nei termini dell’incomprensibile. (A.Knopf)

 

Era l’agosto 2021. I prezzi delle materie prime hanno incominciato a salire causa fine dei lockdown a livello mondiale, e la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime ha messo in crisi la catena produttiva con conseguente rialzo dei prezzi dei beni.

Gli economisti più famosi hanno incominciato a preannunciare   la recessione americana in arrivo.

Inizio settembre 2022 sono usciti i dati ISM in America. Questo indice misura l’entità dell’ attività manifatturiera del mese di agosto, ed è uno dei dati ritenuti più affidabili anticipatori della crescita economica.  E’ uno dei tanti ma è un indice che personalmente seguo da decenni perché  è molto puntuale.

Il dato pubblicato a settembre è stato di 51.50, in discesa dal precedente 52.30, ma sopra a 50 che è considerata la linea dove si entra in recessione.

Nel rapporto si legge che “gli ordini del settore manifatturiero statunitense continuano ad espandersi a tassi simili ai 2 mesi precedenti. I tassi dei nuovi ordini sono tornati ai livelli di espansione, le consegne dei fornitori rimangono a livelli di tensione e i prezzi si sono ammorbiditi”.

 

Tabella di ISM manifatturiero americano

Il livello dell’indice è rimasto dopo la pandemia sopra a livelli, anche ampiamente, sopra i 50, in calo negli ultimi mesi e molto vicino alle medie storiche.

Tecnicamente gli USA stanno accarezzando la recessione perché la crescita del PIL sta calando, tuttavia la possiamo definire una strana recessione. Altri dati economici sono positivi: il tasso di disoccupazione rimane molto basso  intorno 3,80%, le retribuzioni sono in crescita e i consumi mostrano segni di tenuta, gli utili aziendali sono forti.

Mai visto nella mia lunga esperienza lavorativa dati economicamente positivi ed economisti così negativi.

E’ pur vero che ci stiamo muovendo in uno scenario particolarmente complesso. La guerra, inflazione altissima, banche centrali che alzano i tassi possono far deragliare l’economia che si mostra resistente, particolarmente in America. Esiste anche il rischio di una recessione auto-avverante ossia la paura che avverrà l’evento temuto.

Abbiamo parlato soli degli USA. La situazione in Europa è più complessa per via della vicinanza della guerra e di problematiche di approvvigionamento delle materie prime che rendono lo scenario difficile da capire e la probabilità di una recessione nel 2023 è più elevata.

I mercati sembrano scontare una recessione in Europa in 2023. Il rapporto prezzo/utili degli indici europei è intorno a 11, livello storicamente basso. L’indice S&P americano è intorno 17 (parte bassa delle medie storiche).

Cosa monitorare in autunno: “il problema da combattere è l’inflazione. Per domarla le banche centrali cercheranno di diminuire la domanda con conseguenze sul PIL, con l’obiettivo di atterraggio morbido delle economie.”

 

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