I giorni che stiamo vivendo mi hanno fatto venire in mente un termine ormai desueto: Marasma se cerchiamo il vocabolo sulla Treccani troviamo: “Stato di grande disordine e decadenza di istituzioni sociali, politiche. In particolare., nel linguaggio economico, marasma degli affari, fase di marasma., situazione di grave incertezza e confusione e quindi prevalentemente di inattività del mondo economico, e in partic. della borsa, che può essere occasionata da un qualsiasi avvenimento imprevisto; anche, fase di depressione del ciclo economico, che può verificarsi spec. nei paesi a struttura economica debole e poco elastica in cui il superamento della crisi è necessariamente lento e difficile.”
Credo che sia la parola che meglio descrive la situazione attuale, quasi una sensazione di deprivazione, nella libertà personale e di nella libertà del vivere comune.
Rimanendo nei ricordi scolastici, il marasma era in contrapposizione all’ Atarassia, cara ai filosofi stoici, una sorta di imperturbabilità legata ad un progetto definito, che però deve tenere sempre presente il contesto, ma in assenza di emozioni (che sono quelle che fanno deviare dal fine ultimo del bene superiore) perdendo così lo scopo per cui si sta agendo.
Se portiamo queste due parole nella nostra situazione, atarassia e marasma rappresentano la riproduzione interiore del dualismo riconducibile da un lato al concetto di Kosmòs (κόσμος) che significa ordine, contrapposto a quello di Kaos (χάος) che indica il disordine. Ed è facile pensare che oggi, il nostro paese via in una situazione di Kaos, ma dobbiamo sempre ricordarci, ed in particolare in questi giorni che sono “di memoria” cosa ci insegna la storia sui periodi turbolenti come ad esempio la caduta dell’impero romano, la rivoluzione francese, il periodo di turbolenza sociale alla fine della prima guerra mondiale e della rivoluzione di ottobre.
Dobbiamo tenere sempre a mente le parole di Buffet.. ma anche quelle di Giacomo Leopardi: “La storia dell’uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all’eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo.”