È possibile portare un cammello all’abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere
proverbio arabo
I dati mensili dell’ Associazione Bancaria Italiana a settembre evidenzia che sui conti correnti di famiglie e imprese ci sono 1.681,9 miliardi euro, 125 miliardi in più rispetto allo stesso mese del 2019 (+8%) un aumento sensibile in particolare se si confronta con il Pil italiano del 2019 è stato di 1.787 miliardi di euro. Praticamente la liquidità detenuta dalle famiglie è uguale a quanto viene prodotto in Italia. È sicuramente vero che, storicamente, noi siamo un popolo di risparmiatori, e la pandemia ha incrementato questa tendenza.
Questa di per sé è una buona notizia ovvero abbiamo una riserva importante di ricchezza, ma proviamo a pensare al proverbio arabo del titolo, ovvero noi abbiamo un abbeveratoio ricco e pieno, ma nessuno si disseta e si rischia di morire di sete, ovvero rischiamo di paralizzare il nostro sistema produttivo. E’ come se il cuore del nostro organismo anziché pompare sangue nel corpo lo trattenesse tutto nei ventricoli, il corpo senza il sangue non potrebbe sopravvivere.
Noi stiamo facendo così accumuliamo risparmio senza avere idea di come utilizzarlo o come investirlo, che porta ovviamente ad una diminuzione dei consumi e degli investimenti ed in fondo ad un impoverimento della ricchezza detenuta. Non serve fare come Paperone e nuotare nelle monete, ma le monete devono essere lo strumento per raggiungere i nostri obiettivi di vita.
In questa situazione in cui le persone tengono il denaro in banca e le banche lo detengono presso la banca centrale od in investimenti liquidi ricordiamo le parole di Keynes:
“Esiste la possibilità, per le ragioni sopra discusse, che, dopo che il tasso d’interesse è sceso ad un certo livello, la preferenza per la liquidità possa diventare praticamente assoluta nel senso che quasi tutti preferiscono il contante al possesso di un debito che rende un tasso d’interesse basso. In questo caso l’autorità monetaria avrebbe perso un controllo effettivo sul tasso di interesse.” 1936 Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e del denaro.
Ovvero le persone preferiscono detenere la moneta o per aspettative di rialzo dei tassi (cosa non attuale) o per evitare perdite patrimoniali, e la soluzione per ovviare a questo stallo è da un lato spingere, approfittando dei tassi bassi, sugli investimenti delle imprese (che hanno la lungimiranza di cogliere l’occasione positiva) e dall’altro spingere sui consumi. La trappola della liquidità è tipica delle situazioni belliche, e questa è una situazione che è percepita in analogia ad una guerra combattuta contro una malattia.
Come insegna la storia abbiamo avuto già diverse situazioni di trappola della liquidità, dalla grande crisi del 29 alla deflazione del Giappone negli anni 90 (provocata da una bolla immobiliare speculativa) ed il sistema per uscire da questo tipo di crisi è con una riduzione di tasse (che fa incrementare i consumi) od un aumento della spesa pubblica (che produce reddito disponibile) praticamente quasi la stessa soluzione vista da due punti di vista, e forse la soluzione migliore sarebbe una azione che contemplasse entrambe le soluzioni.
Ed è proprio ciò che deve guidare le scelte di investimento, ovvero la ricerca di settori che investono e di paesi che applicano strategie di contrasto alla trappola e che saranno quelli che creeranno valore negli investimenti, ma è importante, soprattutto, non trattenere tutto in liquidità.